Il Palazzo Cappellificio Bagnara
Le Origini: Dal giardino dei Doria alla fabbrica
1500/1600: Il terreno apparteneva ai Doria ed era parte dei giardini della Villa Centurione.
Utilizzato come area giochi e svago, fu frequentato dai primi lavoratori inglesi delle fabbriche, alcuni dei quali fondarono il Genoa Cricket and Football Club.
La fondazione del Cappellificio Bagnara
Da Carlo Copello a Ermillo Bagnara: una fabbrica in crescita
1846: Angelo Bagnara diversifica la produzione di cappelli e feltri a Sestri Ponente.
1898: Ermillo Bagnara rileva il Cappellificio “C.M. Copello”, avviando la produzione a Sampierdarena con un capitale iniziale di 10.000 lire.
1899: Aumento del capitale a 50.000 lire.
1906-1909: Ulteriore espansione grazie a finanziamenti da Varese, raggiungendo un capitale di 750.000 lire.
Concorrenza con Borsalino e costruzione del nuovo edificio di Via Giovanetti.
Con la sua espansione e l’investimento in tecnologie avanzate, il Cappellificio Bagnara divenne presto un simbolo dell’industrializzazione genovese.
La fabbrica non era solo un luogo di produzione, ma un microcosmo sociale dove lavoratori, tecnici e imprenditori contribuivano a rendere il cappello un accessorio indispensabile dell’epoca. Grazie alla sua qualità e al dinamismo della famiglia Bagnara, il cappellificio si impose come la più importante realtà del settore a Genova, rivaleggiando persino con la rinomata Borsalino.
L’epoca d’oro
e la crisi
1903: Ampliamento fino al viadotto ferroviario; l’area si trasforma in un grande complesso industriale.
1904: La famiglia Bagnara ristruttura la Villa Centurione come residenza personale.
Prima Guerra Mondiale: Calo delle vendite e liquidazione della società. Perdite economiche portano alla vendita all’asta degli impianti.
1930: Chiusura definitiva della fabbrica e trasferimento delle attività a Milano.
Dopo il cappellificio
Un palazzo simbolico: abitazioni e nuove funzioni
1935: Sopraelevazione di quattro piani di abitazioni operaie, trasformando il complesso in una “Company Town” verticale, soprannominata “il bastimento”.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’edificio fu usato come carcere (secondo fonti orali).